La leggenda dell’emiro turco che la notte dell’Epifania sfidò lo spirito di una tradizione popolare barese
Come tutti i luoghi dalla storia millenaria, anche Bari vecchia nasconde una leggenda da far accapponare la pelle.
La testimonianza di ciò è raffigurata dalla scultura relativa al volto di un saraceno, con il suo turbante, collocato in una via di Bari vecchia; secondo questa antica leggenda, infatti, si narra che tra l’847 e l’871 il vecchio borgo di Bari sia stato protagonista di una storia legata alla presenza dei saraceni in Puglia e ad una figura mostruosa della tradizione popolare barese di quel tempo. Stiamo parlando di Strada Quercia N. 10, un civico di Bari vecchia che, secondo la leggenda, pare sia stato teatro di uno scontro tra l’emiro barese Muffarag (un guerriero saraceno che prese il controllo della città) ed una malvagia befana (uno scheletro con tunica nera e falce alla mano) che ogni notte tra il 5 ed il 6 Gennaio appariva tra i vicoli del borgo antico per segnare con una croce le case di coloro che sarebbero morti entro l’anno, nonchè decapitare con un colpo di falcione tutti coloro che incrociavano il suo sguardo, esattamente nello stesso momento in cui un’altra befana, quella buona e che conosciamo tutti, distribuiva dolciumi ai bambini.
La storia racconta che il guerriero e comandante turco, smanioso di mostrare la sua forza ai baresi per acquisire la loro fiducia e convertirli anche all’Islam, decise di verificare la veridicità della tradizione popolare barese girovagando nella notte tra le vie di Bari vecchia per sfidare proprio la perfida befana che, di li a poco, avrebbe seminato terrore; un incontro che portò il guerriero prima all’incredulità e subito dopo alla morte, con la sua testa decapitata e conficcata nell’architrave di una casa, quella di Strada Quercia N. 10. Da qui la nascita del detto “il turco che per non perdere la faccia ci rimise la testa” e che, involontariamente, decretò anche la liberazione della città dal comandante saraceno, odiato dai baresi.
Dopo diversi anni dall’accaduto, la leggenda racconta che lo spirito malvagio dell’emiro abbia continuato a vagare in zona e a far sentire la sua presenza al civico che fu teatro della sua decapitazione, tanto da costringere i baresi ad abbattere l’abitazione dove avvenne il tragico scontro con la speranza di cacciare per sempre lo spirito del turco.
Ora la “Testa del turco” ha trovato posto in una strana scultura la cui improvvisa materializzazione resta avvolta nel mistero (pare che un giorno una donna riconobbe il guerriero in procinto di riappropriarsi dello spazio sull’architrave); un altorilievo che ancora oggi ricorda, per l’appunto, la storia di questa leggenda e della curiosa tradizione popolare barese.
Dove si trova la "Testa del turco"?
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